Se vogliamo davvero imparare a capire meglio i nostri cani dobbiamo sapere che non sono sempre stati quello che tutti noi conosciamo.
Gli di Wolf Herre vedono il lupo grigio come l’unico antenato diretto del cane domestico e gli studi sul DNA mitocondriale – svolti da Robert Wayne – fanno risalire il differenziamento tra “proto-cane” e lupo a 100.000 anni fa. I primi reperti fossili chiaramente distinguibili e che dimostrano un ruolo nella società umana antica del cane, risalgono a 12.000 anni fa da una sepoltura in Israele settentrionale (a Mallaha) di un uomo con una mano appoggiata al corpo di un cucciolo. Dalle prime raffigurazioni rupestri di 11-10.000 anni fa a Cueva Vieja de Alpera (in Spagna), il proto-cane appariva come una creatura di taglia media o piccola, con orecchie non sempre erette e coda spesso arricciata sul dorso (caratteristica assente nel lupo, compromettendone la funzionalità).
Le contraddizioni tra testimonianze sul DNA (100.000 anni fa) e archeologiche (12.000 anni fa) possono essere spiegate con il fatto che ci siano stati più casi di addomesticamento in diverse località del mondo: questo spiegherebbe anche una così grande variabilità delle razze canine oggi presenti.
Presumibilmente, la differenziazione tra cane e lupo sarebbe iniziata 11-12.000 anni fa in Asia, Africa ed Europa meridionale a partire da canidi selvatici che si avvicinarono agli insediamenti umani per cibarsi dei nostri scarti. Questo accade ancora oggi in alcune località dell’Africa e dell’Asia in cui alcuni cani – cani pariah – si avvicinano ai villaggi umani per cibarsi prima di allontanarsi, pertanto non possono essere definiti domestici.
Gli uomini dell’epoca e i proto-cani avevano lo stesso tipo di organizzazione sociale, vivevano nello stesso territorio e si nutrivano degli stessi alimenti. In una situazione del genere le specie potevano ignorarsi, farsi la guerra, o trovare una soluzione. I primi esemplari che si avvicinarono agli insediamenti umani dovevano essere meno selvatici, meno aggressivi e meno diffidenti dei lupi: non mostravano particolare interesse per la compagnia dell’uomo, ma neppure lo temevano, si limitavano a mantenere una certa distanza di sicurezza. Con la comparsa dei primi villaggi, gli antenati del cane cominciarono a seguire più da vicino i nostri spostamenti e si verificò una sorta di autoselezione naturale impostata sull’accorciamento della distanza di fuga. La successiva dipendenza dall’uomo può aver influito sulle modificazioni fisiche del proto-cane (diminuzione di taglia) per via delle nuove e differenti condizioni alimentari (non dovevano più cacciare). Solo dopo qualche tempo sarà venuto in mente a qualcuno di catturare un cucciolo e provare ad allevarlo e addomesticarlo.
Da quel momento, i destini di cane e uomo si sono legati indissolubilmente, ma con una differenza: se l’uomo potrebbe tranquillamente vivere senza cane, il cane non può sopravvivere senza l’uomo perché le mutazioni sono irreversibili e molti geni dell’antenato selvatico sono andati irrimediabilmente perduti.
Daniel Sebastian Ossino